L’eroe e il prigioniero

Interrogato dai farisei: «Quando verrà il regno di Dio?», rispose: 
«Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: Eccolo qui, o: eccolo là. Perché il regno di Dio è in mezzo a voi!». 
Disse ancora ai discepoli: «Verrà un tempo in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete. 
Vi diranno: Eccolo là, o: eccolo qua; non andateci, non seguiteli. 
Perché come il lampo, guizzando, brilla da un capo all’altro del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno. 
Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga ripudiato da questa generazione. Lc 17, 20-25

È triste realizzare che ciò che stiamo aspettando non arriverà mai, ma è ancora più triste non rendersi conto che ciò che attendiamo è già arrivato.

I farisei aspettano una “roba” che c’è già, ne sono profondamente immersi,

ma non la riconoscono, perché aspettano la loro idea, l’idealizzazione,

e non la cosa in se.

 

Mi ricordo di un racconto di mia mamma, quelli che senti tante volte. Lei aspettava di vedere per la prima volta suo papà. Non l’aveva mai visto, perché era partito per la guerra quando lei era nata. A quel tempo, era prigioniero in Russia. Lo zio di mia madre, vedendo che alla bambina mancava tanto il papà, le raccontava di lui, dicendo che era un brav’uomo e ne parlava molto bene, così, nella mente bambina di mia mamma andava formandosi l’immagine del suo papà ideale. Si aspettava di vedere un uomo alto, forte e muscoloso, bello e invincibile.

Tutti i bambini attraversano una fase in cui vedono il loro papà come un eroe.

La guerra finì, e mio nonno si mise in viaggio, a piedi, dalla Russia all’Italia, con il corpo di un sopravvissuto e lo sguardo pieno di chi non c’era più.

L’attesa di mia mamma saliva alle stelle, voleva vedere il suo eroe, bello, alto e forte. L’incontro fu una delusione, quasi un rifiuto. Al posto dell’idea si era presentato sulla porta di casa, un prigioniero, straniero ai suoi figli.

Era magro, provato dalla follia umana, dal lavoro, dalla fame e dal cammino.

Un uomo imbruttito dalla guerra, più vecchio della sua età, senza muscoli e con qualche capello bianco. “E questo sarebbe mio papà?!”

Sì, quello era l’eroe che stava aspettando con ansia, e che non riconosceva.

Ci mise un po’ per realizzare che gli eroi, i grandi uomini non si misurano con i muscoli, la bellezza e l’altezza, ma con il cuore, con il livello di umanità maturata. Quello era il suo grande uomo, suo papà.

 

Così è, per tutti quelli che vivono aspettando il loro eden, l’idea e non la realtà, e non si accorgono che è tutto già li, a portata di mano.

Sì, perché il cielo in terra è come un uomo buono, magro, non bellissimo, con mani spigolose, con la faccia sfregiata dal sole, dal freddo e dal tempo, e con una coscienza piena di vita.

Il regno dei cieli è come un uomo prigioniero tornato a piedi dalla guerra.