Slum di Lusaka

SLUMS IN LUSAKA 

Definizione di slums in Zambia

Il concetto di slums può solo essere usato per descrivere 2 tipi di Self-Help Urban Settlements a Lusaka.

  1. Early self-help housing  ( primi alloggi costruiti autonomamente)
  2. Unauthorised housing ( alloggi non autorizzati)

I primi sono sorti dopo il 1948 in conseguenza all’emanazione di una legge (African Housing Ordinance) che permetteva ai lavoratori africani di vivere nei centri urbani con le rispettive famiglie. Questi insediamenti sorsero appunto in terre assegnate specificatamente per la costruzione di abitazioni di operai africani a basso reddito, allocati alla periferia del centro urbano. Questa legge, invece di migliorare la condizione di carenza di case,  peggiorò la situazione in quanto relegava la responsabilità ai datori di lavoro di trovare alloggi ai propri dipendenti, sgravando da questo impiccio ed eventuali investimenti sia il LCC che il Governo. Quando nel primo dopoguerra il prezzo del rame salì, si ridussero le possibilità di alloggi per i lavoratori africani a basso reddito nelle città. Come risposta, il governo emanò questa ordinanza che prevedeva la costruzione di self-help African housing nelle periferie della città, senza stabilirne però i requisiti standard di costruzione. Questo fu l’errore decisivo, che portò i lavoratori africani, che versavano in situazione di povertà, ad optare per queste aree dove non erano stati stabiliti gli standard qualitativi di materiali per la costruzione di abitazioni previsti nei centri urbani dalla Town & Planning Act  importati dal Regno Unito. Fu dato loro il permesso di costruire case e scavare pit latrines in questi appezzamenti periferici, utilizzando materiali molto economici non convenzionali. Queste aree godevano però del servizio di acqua potabile in stazioni di comune accesso e utilizzo. Matero e Chilenje sono l’esempio di quelle township costruite appunto dal Lusaka Municipal Council per rispondere alla crescente popolazione di lavoratori africani avvenuta negli anni 50. Gli insediamenti non autorizzati (unauthorised settlements) invece sorsero nei pressi delle farms e zone agricole di proprietà privata, situate nei bordi confinanti la città, specialmente a nord, sud e a ovest. Solamente John Howard, insediamento non autorizzato, è sorto in una zona non agricola dedita ad altri scopi, occupata da lavoratori africani a basso reddito impiegati nell’edilizia. Un report del 1957 sostiene che il numero delle persone residenti in alloggi non autorizzati a Lusaka sarebbe stato di 33.500 ovvero il 44% della popolazione della città. Lusaka inoltre ha stabilito altre 2 aree per le self help urban housing nella parte ovest della periferia della città, ovvero, Chibolya e Kanyama, zone altamente inadeguate, infatti altri insediamenti non autorizzati sorsero su terreni agricoli in tutte le direzioni della città, ad eccezione della parte orientale dove Kalingalinga risultava essere l’unico insediamento non autorizzato. Infatti, nelle periferie ad est gli insediamenti erano tutti autorizzati, questo per via della qualità delle terre considerate di prima scelta, generalmente collinose, con una buona falda acquifera. Altro elemento che spiega la scarsa presenza di insediamenti non autorizzati nella parte est, è la distanza consistente dalla zona industriale. Questo avrebbe scoraggiato i lavoratori africani a basso reddito ad insediarsi in tali aree periferiche. Inizialmente gli insediamenti non autorizzati erano abitati da ex lavoratori africani a basso reddito, a cui era scaduto il contratto di lavoro e non avevano diritto a nessuna abitazione nella zona urbana.  Quando l’economia cominciò a crescere, anche la popolazione aumentò, di conseguenza i datori di lavoro trovarono difficile fornire abitazioni per i propri dipendenti. I lavoratori ai quali i datori di lavoro non fornirono la casa si spostarono in insediamenti non autorizzati.  Sebbene questi insediamenti venissero chiamati “non autorizzati”, sorgevano quasi sempre grazie al consenso legale del proprietario terriero. Questa operazione, non molto corretta, veniva attuata da proprietari bianchi che offrivano ai lavoratori a basso reddito e ai disoccupati africani, un pezzo di terra dove costruire la casa in cambio di un affitto  mensile. Questo business fruttò ai farmers bianchi 22 mila sterline l’anno per l’affitto di una terra completamente priva di servizi. Entrambi gli insediamenti, autorizzati e non, condividono lo stesso materiale non adeguato per la costruzione delle abitazioni, con la differenza sostanziale che negli insediamenti non autorizzati vi era la totale assenza di servizi municipali, quali acqua potabile, raccolta di rifiuti,  scuole, cliniche, strade, elettricità, e sevizi di sicurezza. Di conseguenza la vita in questi ultimi risultava ben peggiore e molto più ampia era la fetta di popolazione che versava in situazione di povertà estrema. Gli abitanti non si cimentarono e non investirono nella miglioria delle proprie abitazioni, questo perchè non vi era la garanzia di possedere la terra e da un momento all’altro avrebbero potuto essere sfollati e quindi perder tutto. Infatti, gli insediamenti non autorizzati risultavano essere maggiormente sovraffollati e soggetti a maltrattamenti delle forze dell’ordine, in quanto ritenuti nascondigli di delinquenti e quindi trattati da residenti temporanei. Le case normalmente erano costruite da mattoni di fango, da cartone, lamiera e materiali plastici e a volte anche paglia per il tetto. Questo materiale rendeva gli insediamenti non autorizzati particolarmente vulnerabili e soggetti a incendi e a crolli improvvisi delle strutture dovuti a inondazioni e allagamenti. Anche la qualità dell’ambiente di vita degenerò progressivamente con la crescita della popolazione, e aggravata ulteriormente dalla mancanza di servizi per la raccolta dei rifiuti, di trasporti e altri servizi come la presenza di una rete fognaria e acqua potabile. I residenti stessi di questi insediamenti erano altamente vulnerabili in quanto soggetti a malattie respiratorie e intestinali. Questo ne comprometteva la produttività, provocando perdite dei posti di lavoro e riduzione di salario.

 

MEZZI DI SOSTENTAMENTO & WELFARE DEI RESIDENTI DEGLI “IMPROVED, AUTHORISED AND UNAUTHORISED URBAN SETTLEMENT OF LUSAKA”.
Lo Zambia è stato classificato uno dei paesi più indebitati e poveri paesi del mondo. Ci sono 2 approcci che hanno permesso di misurare questo dato:
  1. ABSOLUTE POVERTY APPROACH. Che è basato sulla linea di povertà, misurata sul costo di una pre determinata quantità di cibo selezionato, in grado di soddisfare la minima quantità di calorie per individuo nell’arco di un mese. Qualche anno fa era stimata in: K 37.862 o K47.188 (K=Kwacha, valuta locale), ovvero US$ 7- US$ 10 cioè  5,60€ – 7,14€ circa.
  2. PARTECIPATORY POVERTY ASSESSTMENTS APPROACH. In cui si ricerca la locale definizione e percezione di povertà. Si ricerca inoltre di stabilire la chiave sociale e i fattori legati alle infrastrutture associati allo stato di povertà o non povertà, anche come causa e manifestazione di povertà. Problemi legati all’ambiente di vita e alla sicurezza sono altre aree considerate  da questo tipo di approccio.
PREVALENZA E GRAVOSITA’ DELLA POVERTA’ IN ZAMBIA
Il Linving Condiction Monitoring Survey e il Participatory Assesstments hanno rivelato che la povertà si sta diffondendo in Zambia. Nel 1998 è stato rilevato che la povertà era cresciuta dell’ 83%  contro il 69% del 1996. La povertà urbana è cresciuta in modo drammatico, dal 4% del 1974 al 26% del 1991, al 46% del 1996 sino al 56% del 1998. Questa situazione è in continua crescita negativa. La maggior parte dei poveri, naturalmente è concentrata negli insediamenti self-help improved autorizzati e non autorizzati, anche se è giusto notare che i più poveri della città sono concentrati negli insediamenti non autorizzati. Le cause di questa condizione di povertà marcata sono da ricercare in una complessa rete di fattori, personali, sociali, ma di fondo è la mancanza di accesso ad uno stipendio regolare e costante a cronicizzare questo sistema.

MEZZI DI SOSTENTAMENTO DEGLI ABITANTI DEGLI SLUM DI LUSAKA
Gli abitanti degli slums di Lusaka sono non qualificati o con poche competenze lavorative spendibili al fine di impieghi ben retribuiti. Sono impegnati nel settore informale, come lavoro a cottimo e attività di vendita su piccola scala, come vendita di frutta e ortaggi, alimentari, ricariche del telefono etc. in città e nei mercati degli slums. Molti giovani donne e uomini, possono esser coinvolti in ambiti definiti, anti sociali per guadagnarsi da vivere. Questo include attività criminali quali furto, spaccio e prostituzione. I residenti degli slums di Lusaka  non si guadagnano da vivere con una sola attività e generalmente queste seguono il corso delle stagioni. Le donne, per esempio, sin dagli anni ’80 sono state impiegate nelle cave delle pietre utilizzate nel settore delle costruzioni, attività che si è allargata anche alle fasce di popolazione più giovane e anche a persone proprietarie di camion.  Poco a poco il loro interesse si è spostato nella vendita di sabbia  e fabbricazione di mattoni di cemento in vendita soprattutto lungo le strade principali, come per esempio Leopard Hill etc. Come si può vedere, i mezzi di sussistenza degli abitanti degli slums sono molto dinamici e non permettono di emergere con una precisa classificazione ai fini di ricerche e statistiche. Per avere una fotografia più precisa e puntuale, è necessario osservare con diversi approcci il dinamismo della vita nello slum anche e soprattutto attraverso la frequentazione assidua del posto e la gente che lo abita.

 

POLITICHE VOLTE AL MIGLIORAMENTO DELLE CONDIZIONI A LUSAKA
I principali impedimenti per l’erogazione di servizi pubblici negli insediamenti urbani non autorizzati sono due.
  1. I cittadini degli insediamenti autorizzati guardavano agli insediamenti non autorizzati come un problema soltanto e non come aree bisognose di servizi e miglioramenti. Questo perché sono sempre stati considerati nascondigli per persone indesiderate (ghetti).
  2. Il loro posizionamento fuori dai confini della città, li lasciava sprovvisti di servizi e svincolava le istituzioni dalla loro responsabilità nel prendersi cura di queste aree. Infatti, le autorità municipali non si sentivano in dovere di estendere i servizi perché considerati tecnicamente fuori dalla loro giurisdizione. Inoltre, a confermare questa posizione vi era il mancato pagamento delle tasse nelle casse del LCC da parte dei cittadini degli insediamenti non autorizzati.

Con il dopo indipendenza, queste aree si affollarono ulteriormente e crebbero in dimensioni. La situazione peggiorò con la partenza di molti proprietari terrieri bianchi, che erano i titolari legali di quelle terre su cui erano sorti gli insediamenti non autorizzati. Questo ha voluto dire che i residenti si trovarono improvvisamente senza un affitto da pagare, e questa situazione attrasse ancor più persone immigrate in città per un lavoro meglio redditizio di quello che potevano avere nelle zone rurali. Il nuovo governo tentò di arginare questo crescente e critico fenomeno, costruendo nuove aree come Kamwala, Chilenje e Kabwata, ma gli insediamenti non autorizzati continuarono a sorgere incessantemente. Dal 1972-76 venne attuato il secondo piano di sviluppo il quale riconosceva gli insediamenti non autorizzati un patrimonio che necessitava delle sostanziali migliorie piuttosto di aree da demolire e smantellare, dichiarandole quindi aree soggette a miglioramenti o improvement areas, e diventando automaticamente legali. Il compito degli abitanti era quello di apportare migliorie alle rispettive abitazioni in modo da riscontrare un graduale miglioramento. Questo processo è stato chiamato: upgrading (passaggio di livello). Furono consentiti l’utilizzo di materiali non convenzionali per le migliorie, per via del livello di povertà della gente, di conseguenza la qualità delle abitazioni erano di gran lunga inferiori dei quelle del resto della città. I problemi sorsero subito, in quanto non basta mettere mano alle abitazioni per migliorare lo standard di vita degli abitanti, bensì sta nella presenza di servizi e infrastrutture a fare la differenza. Per fornire, acqua, scuole, strade, cliniche, elettricità e altri servizi, servivano molti fondi, e le prime aree migliorate della città di Lusaka furono Chawama e George Compounds, realizzare grazie all’intervento della Banca Mondiale che prestò US$ 20 milioni e una collaborazione con altre organizzazioni. Un progetto questo, che iniziò nel 1975 e si concluse nel 1982.  Kalingalinga, è stata upgraded grazie al supporto del governo tedesco. Bauleni e Kamanga nella parte est e nord-est della città, passarono di livello (upgrate) negli anni ’90 grazie al supporto della Human Settlements of Zambia, un’organizzazione non governativa (ONG) locale in collaborazione con World Food Programme (WFP), numerose ONG internazionali e la Irish Aid Agency. Il processo di upgrading di Bauleni fu davvero innovativo, perché la ONG locale Human Settlements of Zambia ha collaborato con il Community Partecipation Training Programme della United Nations Centre for Human Settlements (UNCHS). Il focus di queste agenzie nel dare potere (empowering) gli abitanti degli insediamenti non autorizzati come Bauleni, così hanno lavorato attraverso training in tecniche di mobilitazione della comunità e appoggio per il miglioramento ambientale e delle condizioni di vita. Come risultato, la gente di Bauleni costituì un Community Based Organisation (CBO), gestito dal Residents Development Commetee (RDC), con l’intento di promuovere il miglioramento ambientale del loro insediamento non autorizzato, il quale era stato segnalato per l’upgrading dal LCC. Grazie a questo impianto (CBO e RDC) si è potuti raggiungere l’upgrading, in quanto, i membri del’RDC sono stati capaci di coinvolgere i residenti di Bauleni rendendoli protagonisti di questo processo. Questo sogno di partecipazione finì però nel 1992, quando l’intero paese fi colpito da una forte crisi dovuta al fallimento del raccolto. Questo spostò l’interesse della WFP coinvolta nel processo di upgrading di Bauleni, alla distribuzione di cibo ai più povere per via di questa emergenza che gravava sulla Nazione. Questo spostamento uccise letteralmente l’interesse e di conseguenza, il coinvolgimento dei residenti di Bauleni nel miglioramento delle infrastrutture della comunità del compound. Quando nel 1996, l’emergenza finì i residenti di Bauleni non erano più disposti a coinvolgersi a base volontaria, in questo progetto di miglioramento della comunità. Il LCC non è mai stato proattivo nel promuovere attività di miglioramento delle aree sensibili della città, per via delle sue scarse finanze ma anche per una negativa atteggiamento nel confronti dei processi di upgrading, per molte ragioni, una su tutte, il mancato pagamento di tributi da parte dei residenti delle aree di miglioramento. Il fallimento di riscossione delle tasse è dovuto a 2 principali fattori:

  1. Queste aree non sono state fatte adeguate ricerche e le proprietà non possono essere ben identificate.
  2. Le autorità della città non hanno un registro aggiornato dei titolari di proprietà.

Bisogna precisare però, che non tutti i residenti di queste improvement areas sono poveri, perché dopo l’upgrading, questi insediamenti attrassero molti cittadini con un reddito medio, che non avrebbero potuto comprare alloggi all’interno del confini urbani. I residenti che non hanno potuto sostenere i costi di migliorie della propria abitazione in queste aree, si sono spostati negli insediamenti non autorizzati in quanto non erano soggetti alle misure richieste per l’upgrading. Anche il miglioramento nella fornitura di acqua potabile non ha seguito una linea uniforme in termini di risultati, in quanto in certe aree vicine alla città la situazione migliorò, in altre più periferiche migliorò solo apparentemente, o sulla carta. Infatti gli abitanti di questi ultimi continuarono a utilizzare pozzi poco profondi e soggetti a contaminazioni per via di 2 principali fattori:

  1. Acqua corrente, specialmente nella stagione delle piogge
  2. Dalle eccessive vicinanze pit latrine (bagni) dai pozzi. Questo per via degli spazi ristretti dei compound.

Non sono rare epidemie di malattie gravi quali colera nella stagione delle piogge. Il LCC con altre agenzie internazionali e non, portò avanti un progetto per fornire acqua potabile nelle are più sensibili e questo ridusse le epidemie e migliorò sensibilmente le condizioni di vita dei residenti degli slums. Una parte della popolazione di queste aree sensibili continua però ad utilizzare i malsani pozzi perché non riescono a pagare la tassa mensile sull’acqua, introdotta per rendere questo progetto sostenibile. Tuttavia i LCC non ha introdotto un sistema di raccolta rifiuti in questi insediamenti e questo ha causato un grosso problema di igiene. Non tutte le casa hanno sufficiente spazio per scavare una “composter” dove raccogliere ed eliminare i propri rifiuti., così si accumulano per le strade creando problemi alla salute, specialmente complicazioni respiratorie. Situazione che peggiora nella stagione delle piogge e anche nella stagione secca e ventosa. I residenti di questi Compounds quindi, risultano essere più vulnerabili del resto della popolazione urbana, afflitti da malattie quali; tubercolosi. La condizione di sovraffollamento velocizza il diffondersi di queste malattie. Basti pensare che in un’abitazione di 1 o 2 locali di piccole dimensioni, possono vivere a stretto contatto 5 o 6 persone, con una media generale che va  dai 3 alle 5 persone per locale. La situazione è aggravata dalla scarsissima ventilazione di cui godono queste casa, perché le finestre sono piccole e sempre chiuse per via di possibili incursioni di ladri specialmente di notte. L’alto tasso di HIV/AIDS a Lusaka agevolano le epidemie di tubercolosi , risultando la più seria minaccia per la salute pubblica dovuta alla sovraffollamento, che necessita di soluzioni immediate.

DATI E PREVISIONI
Si stima che il 60-70% della popolazione urbana vive in questi insediamenti problematici, stime confermate anche da Mike Davis (Il pianeta degli Slum, pag. 39), sostenendo che le baraccopoli periferiche della città sostiene contengono i due terzi della popolazione di Lusaka, inducendo alcuni autori a scrivere che questi complessi sono detti “periurbani” ma in realtà è la città propriamente detta a essere periferica. Oggi, il 64% della popolazione dello Zambia vive sotto il livello di povertà. Secondo una previsione delle Nazioni Unite, la popolazione dello Zambia è destinata a crescere del 941% entro la fine del secolo, ovvero tra il 2011 e il 2100. Questo risulterebbe essere uno dei più alti tassi di crescita al mondo. Questa esplosione demografica è in parte dovuta all’alto indice di fertilità che per le donne zambiane raggiunge una media di 6.2 figli per donna. Una ricerca della Demographic and Helath Survey del 2007 sostiene che circa la metà della popolazione dello Zambia ha un’età inferiore ai 15 anni, risulta facile pensare quindi che la percentuale di ragazze tra i 15 e i 19 anni con figli sia molto alta. Tra i problemi principali che affliggono la popolazione troviamo l’altissimo tasso di infezioni da HIV/AIDS  che secondo una ricerca delle UNAIDS colpisce il 16% circa della popolazione tra i 15 e i 49 anni, percentuale scesa dal 21% del 2001. Più del 20% dei bambini dello Zambia ha perso uno o entrambi i genitori per via dell’AIDS, mentre il 50% dei bambini dello Zambia sotto i 5 anni di età sono affetti da denutrizione. La malaria resta comunque la causa numero uno di mortalità, in città come nelle aree rurali.