QUANDO SI E’ TROPPO LONTANI

Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: “Non hanno più vino”. E Gesù rispose: “Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora”. La madre dice ai servi: “Fate quello che vi dirà”.Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. E Gesù disse loro: “Riempite d’acqua le giare”; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: “Ora attingete e portatene al maestro di tavola”. Ed essi gliene portarono. E come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l’acqua), chiamò lo sposo e gli disse: “Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po’ brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono”. Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. Dopo questo fatto, discese a Cafarnao insieme con sua madre, i fratelli e i suoi discepoli e si fermarono colà solo pochi giorni. Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco. Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i

banchi, e ai venditori di colombe disse: “Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato”. I discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divora.  (Gv 2, 1-17)

 

 

A volte quello che si vede non è ciò che realmente è. Qui succede qualcosa, e quel qualcosa è interpretato da una persona che non ha assistito alla scena, e interpreta l’accaduto in modo del tutto personale. Il maestro di tavola non sa quello che è successo, ne vede solo il risultato, assaggia il vino, si sorprende del fatto del tutto inusuale di gustare quello migliore alla fine, e fa chiamare lo sposo.

Lo sposo, e chi per lui ha organizzato la festa, non solo non ha meriti, ma è pure in difetto, perché in occasione di una festa così importante, ha sbagliato i calcoli ed è restato senza vino.

L’interpretazione del maestro di tavola stravolge le carte e si congratula con chi non ha nessun merito e non sa nulla dell’accaduto. Lo sposo è in errore ma viene lodato. Probabilmente non sapeva nemmeno che il vino fosse finito.

La reazione dello sposo poi, non viene descritta dalla comunità di Giovanni, ma viene evidenziato il fatto che qualcuno sapeva come fossero andate le cose.

Non è il maestro che comanda e dirige il lavoro degli altri a capire la situazione, bensì i servi. Non chi comanda, ma chi lavora. Chi si sporca di vita vera intuisce la direzione. “… e non sapeva donde fosse, ma lo sapevano i servitori che avevano attinto l’acqua”.

Sono quelli che si arrabattano con i fatti della vita che possono fare sintesi, a quelli seduti nei propri privilegi resta poco da capire. Possono solo tirar a indovinare.

Sono i servi, i testimoni, perché sono a contatto con i fatti. Dio si esperimenta.

Il maestro si lancia in supposizioni, e lontano dalla verità dei fatti non gli resta che la sua immaginazione fuorviata. Versione, la sua, molto lontana dalla realtà, addirittura contraria. Scambia, infatti, un difetto per pregio.

Ecco perché non funzionano le cose. È per questo motivo che la gente tira a campare perché è governata da gente lontana dalla realtà, fuori dalla vita vera, e seduti sui velluti dei loro oziosi privilegi, crogiolati dalle lusinghe del potere, scambiano per vino ciò che è acqua… e  stavolta non è un miracolo ma un’omissione di responsabilità.