I due sguardi

1. Ora, guardando in su, vide coloro che gettavano nel tesoro le loro offerte, (alcuni) ricchi. 2. Ma vide una vedova bisognosa che vi gettava due spiccioli, 3.e disse: “Veramente vi dico che questa povera vedova ha gettato più di tutti. 4. Tutti infatti costoro hanno gettato del loro superfluo per le offerte, ma costei, dalla sua miseria, ha gettato tutto il sostentamento che aveva”. (Lc 21, 1-4)

Ci sono brani proposti dalla liturgia del giorno, significativi, ma corti. Infatti è meglio leggere il “prima” e il “dopo”. Non è fondamentale, ma aiuta molto alla comprensione del testo. Gesù ha appena accusato apertamente il comportamento degli scribi, rivolgendosi a quei quattro disperati che lo seguono. Lo dice davanti a tutti: “voi che siete i miei vagabondi, state attenti a non cadere nella seducente vita degli scribi”, ovvero, non muovere un dito, e fare del tutto per apparire e essere elogiati. Lo dice davanti alla folla che lo ascoltava, come fosse presa a testimone di uno stile di vita che i discepoli si sarebbero impegnati a seguire. Non ci sono segreti, il mondo deve sapere come gli amici di Dio si devono comportare! Tutti sanno, tutti hanno sentito, se così non si comporteranno, che il mondo li ammonisca. “Attenti uomini di Dio”, sembra dire il Ragazzo di Nazareth, “la folla vi vede…e vi condanna!”. Questione di coerenza. Ora, dopo questo “consiglio”, Gesù il nazareno alza gli occhi, forse lo fa per consolazione, per nostalgia di ciò che l’uomo dovrebbe essere ed è chiamato ad essere. Sta di fatto che, alzando gli occhi, vede quelli che stanno in alto nella gerarchia sociale; osserva, guarda con occhi attenti ciò che sta succedendo nel suo presente. È l’analisi della realtà da cui si è chiamati a partire anche oggi. Vede e si rammarica dell’ipocrisia che spinge i poveri a dare sempre di più di quello che hanno. Sono sempre loro che pagano il prezzo più alto. I ricchi buttano ciò che da fastidio alle tasche. Anche le finanziarie di qualsiasi governo funzionano così. Mani nelle tasche della gente che è costretta a campare, senza toccare  stipendi e conti correnti della “casta”, come la chiama qualcuno. Questa è l’analisi che credo abbia fatto in quel momento l’Artigiano di Nazareth, e mentre assiste a questa “pantomima da gran galà”, la comunità di Luca ci propone un altro sguardo, quasi contemporaneamente, questa volta su una “tragedia domestica”. Lo sguardo superficiale della gente del tempo, anestetizzata da usi e costumi imposti dalla “gente per bene” fa si che non ci si accorga di ciò che ci avviene accanto. Il chiacchiericcio portava la gente a dire: “ oh, ma guarda che bello sto tempio, dev’essere costato un occhio nella testa! Guarda l’oro e le pietre, guarda che sfarzo! Dobbiamo essere orgogliosi di avere un tempio così figo, così prezioso agli occhi del nostro Dio”. Questo strano Dio però sta guardando altro! Non è attratto da ciò che è decantato dalla gente, delle belle chiese lucide e vuote.È un Dio che non s’incanta davanti alle pietruzze colorate e i doni votivi appesi sul muro o da chi offre soldi per farsi vedere buono. Il suo sguardo è poggiato sulla vedova costretta a mendicare per campare. Questo Dio è attratto dalla bellezza dell’essere umano e grida davanti all’indifferenza. Questo tipo di Dio si è fermato davanti ad una povera vedova, contemplandola come in adorazione e si lascia commuovere dalla sua umanità. È un Dio che preferisce la sua creatura a un tempio di mattoni. Anche se lo facessero crollare, non farebbe molta differenza, ma guai a chi fa crollare la sua creatura. Guai a chi mette in ginocchio qualunque uomo o qualunque donna. Questo Dio invita a osservare meglio, come quel giorno lontano, nel tempio. Molte volte si prende il gesto della vedova come esempio di generosità, in realtà questo racconto è una denuncia nei confronti di chi ha potere e costringe molta gente a vivere in condizioni disumane. Se si legge il testo, il Ragazzo di Nazareth non fa nessun elogio alla vedova, non dice, fate come lei che, è così che si fa! No! Denuncia il fatto che, la vedova, già poverissima e in condizioni disperate: “ha gettato tutto il sostentamento che aveva”. Dove sta l’elogio??? Qui non si tratta di osannare il povero che è generoso e il ricco invece che è tirchio; qui è di giustizia che si sta parlando. Si denuncia un sistema che riduce i poveri sempre più poveri, spremendoli anche del niente che hanno per sopravvivere, mentre i pochi ricchi e potenti continuano indisturbatamente a portare avanti la loro politica di oppressione e sfruttamento. No, questo brano non parla di un elogio; è una denuncia!