Dare

Dare. Quando parti per un viaggio come questo ti immagini che il tuo ruolo sia quello di dare, aiutare. Sono partita con una valigia vuota di vestiti e piena di cose da dare: magliette e pantaloni per le attività sportive, auricolari per cellulari, palloni, un lettore mp3, un lettore CD, pennarelli colorati, pupazzi per i bimbi e un sacco invisibile sulle spalle, pieno di buona volontà.

All’atterraggio, nell’attesa trepidante di uscire dal perimetro dell’aeroporto e arrivare a destino, il pensiero della mia valigia piena di cose da dare mi faceva sentire un certo senso di orgoglio, di soddisfazione; la soddisfazione che provi quando sei convinto di poter contribuire a rendere una cosa migliore. L’eccitazione tutta egocentrica di un piccolo eroe. E nella corsa in macchina dall’aeroporto a Bauleni il desiderio di aprire la mia valigia e dare, era il primo pensiero.

A Bauleni vivono circa 35000 persone, più della metà sono bambini, e quasi tutti hanno accesso ad un solo pasto al giorno. Ai primi bambini che ho incontrato ho chiesto l’età: 12 anni. Mi giro verso Diego per chiedere se avessero detto una bugia: mi risponde che 12 anni è la loro età, che l’alimentazione qui è diversa e la risposta fisica è diversa di conseguenza. Un silenzio ferma il pensiero per un secondo: la mia valigia piena di gadget di fronte a tutto questo è apparsa semplicemente ridicola.

L’organizzazione per cui lavoro, si chiama In & Out of the Ghetto. Il suo logo riporta forti e chiare due parole: Empowerment e Development. Lasciando un attimo a margine il concetto di development – sviluppo – che gli studi di Sociologia mi hanno insegnato a trattare con cautela, i miei giorni a Bauleni mi hanno portato invece a comprendere, forte e chiaro, il valore e la potenza del concetto di empowerment: dare potere. In questo caso, dare potere alle persone.

Non è una valigia piena di gadget, di cibo, o di soldi ad innescare un cambiamento, ma il potere nelle mani delle persone intese come singoli; il potere di prendere in mano la propria vita e di darle una direzione precisa, il potere della consapevolezza e della conoscenza che permettono la scelta, dell’autostima e della fiducia in se stessi che possono far scalare montagne e attraversare deserti. I miei giorni a Bauleni mi hanno insegnato che non c’è dare che valga come dare potere. Accompagnare le persone a vedere oltre il dolore, oltre i problemi quotidiani, oltre le obbligazioni che esauriscono il tempo e le forze a disposizione. Aiutare loro a sentire che la vita è un dono che va vissuto, non nel tuo modo, ma nel loro, non verso la tua strada ma verso la loro che piano piano si rivela e in cambio vedere la speranza che si riaccende negli occhi degli altri.