UPF: Pace e futuro sostenibile

MERCOLEDI’ 19 SETTEMBRE 2012

Alle ore 16:00, presso l’Auditorium della“Società Umanitaria” di via San Barnaba 48, Milano, siamo stati invitati all’incontro dal tema scelto dal Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon per il 2012  “Pace sostenibile per un Futuro sostenibile” e hanno partecipato relatori di livello internazionale, quali:

Dr. Piero Amos Nannini (Presidente Società Umanitaria)
Prof. Morris L. Ghezzi (Presidente Nazionale LIDU)
Dr. Carlo Zonato (Vice Presidente UPF Italia)
Sig. Sanjay Kumar Verma (Console Generale dell’India a Milano)
M.me Arame Bacar Wade (1° Segretario Consolato Generale del Senegal a Milano)
MM. Y. Emy Blesio (Presidente Suryanagara)
Dr. Vittorio Robiati Bendaud (Fondazione Maimonide)
Ven. Lama Khenrab Rinpoche (Maestro residente del Ghe Pel Ling di Milano)
Dr. Angela Comelli (Coordinatore Generale Mani Tese Italia)
Dr. Diego Cassinelli ( Educatore dell’Associazione in&out of the ghetto in Zambia)
Ha moderato l’incontro il Dott. Antonio Stango, esperto di diritti umani.

 

Come in&out of the ghetto, ho presentato l’associazione e il nostro approccio,
come pratica di costruzione di pace e di futuro sostenibile.
Ecco una sintesi della presentazione:

 

“Vivo a Bauleni, uno dei 23 slum di Lusaka, in Zambia. Assieme a due donne zambiane, Bertha e Martha, abbiamo dato il via ad una nuova esperienza, un’associazione locale che si chiama in&out of the ghetto, con due obbiettivi fondamentali: empowerment dei giovani e sviluppo di comunità. In realtà questi due obbiettivi si fondono in un’unica grande meta, ovvero far si che i giovani del compound di Bauleni siano i protagonisti attivi dello sviluppo
della comunità in cui vivono. Non siamo gli unici a farlo, e probabilmente altri lo fanno meglio di noi. Abbiamo scelto però uno stile, un’approccio basato sulla sobrietà e sulla semplicità, sia del nostro stile di vita, sia delle strutture che utiliziamo. Il nostro ufficio infatti, è una stanza di metri 4×4 con una lamiera sulla testa. Anche gli strumenti che utilizziamo seguono questa linea di semplicità, preferendo il riciclo allo spreco e preferendo, laddove è possibile, l’acquisto di cose di “seconda mano” al nuovo. Questo permette di essere più vicini alla gente, a livello fisico ma anche come stile di vita. Permette di essere più raggiungibili e parte della quotidianità di una comunità. Non solo, questo approccio permette di abbattere anche i costi di gestione della struttura e dell’organizzazione sessa così da porter ribaltare le percentuali: meno fondi per il mantenimento della ONG e più fondi per interventi e progetti a beneficio della gente.
Nel nome che abbiamo scelto c’è la radice del nostro approccio e del nostro agire:
IN&OUT OF THJE GHETTO, ovvero DENTRO E FUORI DAL GHETTO.
DENTRO perché si vive all’interno del compound, per capire da vicino quel groviglio di energie positive e negative che abitano la quotidianità della gente. Da dentro si capiscono le cose, non meglio, ma diversamente. FUORI, perché insieme alla gente vogliamo tracciare vie che portino fuori dal ghetto, ma non tanto come luogo fisico, bensì come “forma mentis”, come schiavitù mentale che  paralizza e impedisce quel percorso di miglioramento e di liberazione di un individuo e di una comunità. Crediamo davvero che il passo con cui ci avviciniamo a situazioni di difficoltà, di disagio e di impoverimento, in buona sostanza, al modo in cui facciamo cooperazione, abbia a che fare con la giustizia, la pace e quindi con un futuro sostenibile.”