Questa è una voce che non viene da lontano, anzi è un posto molto vicino in cui vive tanta gente. Gente nascosta, che non si vede, che non si sente, che è meglio dimenticare. Avanzi di galera! Gentaglia! Buttate la chiave!…. Chiamiamolo con il soprannome che si è dato, Rosa Ottomagni, giusto per tenere l’anonimato e proviamo un po a farci provocare dalla sua riflessione sui buoni e sui cattivi. E’ una voce dal carcere. Forse anche una persona che ha sbagliato ha qualcosa da insegnarci …e chi non ha sbagliato lanci la prima pietra.
Non si può dire di conoscere la suprema libertà se non quando si ha il coraggio di ammettere “ ho sbagliato ”. Non solo tra sé e sé ma soprattutto apertamente, alle persone che fanno parte della nostra vita, della nostra comunità o verso cui abbiamo sbagliato. In questo periodo storico abbiamo una gran attenzione alle problematiche sociali dell’integrazione, dei “diversi”, gridiamo subito allo scandalo di fronte ad atteggiamenti di esclusione o di razzismo. Siamo bravissimi, giustamente, a condannare simili comportamenti, a censurarli. Si proclamano dichiarazioni , si concedono interviste dove tutti hanno soluzioni, si commentano avvenimenti di cronaca con la straordinaria autorità del “giusto”. Domanda: ma ci si crede veramente o tutto ciò è frutto di una specie di moda intellettuale del tempo? Facciamo un passo indietro. Quando si elaborano queste considerazioni, si vorrebbe applicare alla nostra società un principio universalmente valido la cui conquista è costata all’umanità secoli di storia e fiumi di “sangue” a cominciare da Colui che l’ha affermato per primo in modo assoluto, fino al proprio sacrificio. Il principio di uguaglianza e di fraternità di tutti gli uomini. Non solo, ma di tutti gli uomini di qualunque condizione, colore, lingua essi siano. E, in questa riflessione, non è molto importante essere credenti cristiani o meno. A questo principio si rifanno in modo inequivocabile anche i movimenti atei per eccellenza. Vi ricordate Libertè, Egalitè, Fraternité ? Avete presente la rivoluzione d’ottobre? In nome di cosa è iniziata “la lunga marcia” ? Ora, dunque, pensiamo a un bel principio, condiviso, che sa di buono ma che attraverso le tante “traduzioni” forse ha perso qualcosa dell’originale. Non era sicuramente “tutti gli uomini bianchi con gli occhi azzurri sono uguali”. Ma tutti gli uomini di qualunque condizione, colore, lingua essi siano. E nemmeno “tutti gli uomini neri con i capelli ricci” sono uguali. Ma tutti gli uomini in qualunque condizione, colore, lingua essi siano. E ancora non era “tutti gli uomini ricchi sono uguali”. Ma tutti gli uomini di qualunque condizione, colore, lingua essi siano. Ma soprattutto non era “tutti gli uomini buoni sono uguali. Ripeto, tutti gli uomini di qualunque condizione, colore, lingua essi siano! Il mondo è già pieno di barriere: di razza, di nazione, di religione, di censo, di classe, di professione, di orientamento sessuale. Perché aggiungervi anche quella dei buoni? Il bene non è un principio che eleva barriere, ma l’egocentrismo e l’egoismo di chi “fa” il bene possono costruire fortezze impenetrabili agli “altri”. I buoni vanno così a creare, spesso, una sorta di casta eletta beandosi di una bontà fine a se stessa. La “casta dei buoni” onesta, legalista, giustizialista. In quest’ambito il sentimento di fratellanza e di uguaglianza trionfa. Riempie la bocca ed il cuore. È comprensibilmente facile sentirsi fratello ed uguale ad un buono, ad un giusto, ad un ricco. La questione si complica se nostro fratello è un ultimo un ladro o un assassino, un malato terminale o un carcerato, un terrorista o un drogato sieropositivo. Riesco a sentirmi veramente fratello di quest’ultimo? A condividere la sua esperienza di vita? Il bene è una condivisione universale una fratellanza che si esplica attraverso tutti gli uomini anche e soprattutto gli ultimi. Procede tramite l’intelligenza dell’ascoltare e comprendere e la bontà del fare, del mettere in pratica. Chi ascolta e comprende ma non fa nulla, non produce niente di buono. Chi fa senza ascoltare, rischia di fare male. Quindi la bontà unita all’intelligenza sono l’espressione più concreta e vera dell’amore fraterno che dovrebbe unire tutti gli uomini. E’ il ponte in cemento armato gettato sopra il burrone che divide i buoni dagli “altri”. La gomma per correggere l’errore di traduzione che spesso facciamo nel parlare del principio di uguaglianza.
(Rosa Ottomagni)